L’intelligenza artificiale può essere un fattore strategico?
Certamente è un elemento che in strategia diventa un fattore di analisi di scenario, nello scenario analysis che sto facendo con diverse imprese in vari settori, agricoltura, noccioleti, software, costruzione di case prefabbricate, robotica, ebbene in tutti i settori l’analisi di scenario di intelligenza artificiale è fondamentale per prevedere una strategia, tuttavia intanto ci sono diversi tipi di intelligenze artificiali, cosiddette deboli e forti e quindi abbiamo anche da un punto di vista tecnologico diversi concetti, ma quello che è importante rilevare è che l’intelligenza artificiale sviluppa e usa soltanto un lato del cervello umano e può essere una replica soltanto di un elemento del cervello, che si chiama il lato sinistro o razionale o logico. Trascura completamente invece, perché non è in grado di farlo, il lato emotivo, il lato empatico, quella che si chiama in strategia emotional intelligence. Gli autori di Strategia, uno tra i tanti John Whitmore, ci spiegano che recenti studi fatti sui CEO di importanti multinazionali dimostrano che l’emotional intelligence è molto più importante dell’intelligenza cosiddetta QI, quindi il quai, il quaziente di intelligenza, perché l’intelligenza emotiva per i manager e soprattutto per gli amministratori delle aziende è di gran lunga una variabile strategica molto più importante circa il doppio o il triplo, a seconda dei casi, rispetto all’intelligenza logico-razionale.
Per cui in ambito applicativo di strategia è del tutto evidente che trascurare ciò che è il doppio di importanza o il triplo di importanza nella definizione di una strategia aziendale, che è il lato empatico, emotivo e intuitivo, risulterebbe essere un errore molto più grave strategicamente che non il non usare l’intelligenza artificiale. Detto in altri termini è più chiaro, l’intelligenza artificiale è senz’altro uno strumento a supporto delle aziende, ma nessuna delle aziende che seguo che sviluppano intelligenza artificiale o fanno uso di intelligenza artificiale, sarebbe così sciocca o superficiale da pensare di implementare la strategia per se stessa attraverso l’intelligenza artificiale, perché? Perché gli imprenditori che sanno cos’è un’intelligenza artificiale, sanno che non potrà mai sviluppare un progetto strategico della propria azienda, perché? Perché un’azienda è soprattutto un fatto di persone, l’azienda è un agglomerato di esseri umani, è impensabile di risolvere i problemi dell’umanesimo attraverso la tecnica, questo è un errore storico di questo secolo. Ci sono allora due limiti strategici nell’uso dell’intelligenza artificiale per fare strategia, il primo è il fatto che la strategia tiene conto anche delle variabili empatiche e umane, soprattutto rapporto tra le persone, i valori sono soggettivi e percepiti e non oggettivi, le sensazioni, parole come odio e amore che i grandi strateghi come per esempio Steve Jobs usavano abbondantemente.
Tutto questo non è calcolabile da un’intelligenza artificiale perché manca di parametri oggettivi entrando nel campo soggettivo. Questa è la prima ragione, trascura completamente il lato emozionale del cervello, il lato destro, la cosiddetta emotional intelligence. Il secondo grande limite è che, dato che tutti faranno uso dell’intelligenza artificiale nell’immediato futuro, in tutte le aziende, in tutti i settori, in tutti gli studi del mondo, l’intelligenza artificiale diventerà un fattore non più distintivo della singola azienda ma diventerà una commodity, c’è uno strumento che utilizzano tutti e come tale perde il fattore distintivo strategico fondamentale che è quello che crea il cosiddetto competitive advantage.